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NSA(IA). Notizie degli Scavi della Scuola Archeologica Italiana di Atene (2023) 14

Festòs, Creta. Missione Archeologica dell’Università di Catania e della Ca’ Foscari Venezia.

 

Fig. 1 - Foto di gruppo della Missione di Festòs 2023.


A luglio e agosto 2023 si è svolto il secondo anno di scavo per la missione attiva a Festòs, diretta da Pietro Militello, e composta da membri delle Università di Catania, di Venezia, e del CNR-ISPC. Lo scavo è in concessione della Scuola archeologica Italiana di Atene e autorizzato dall’Eforia delle Antichità di Heraklion. La missione rientra nel piano quinquennale Le forme dell’insediamento a Festòs tra Neolitico ed età tardo romana (2021-2025), che si propone di affrontare alcuni aspetti cruciali della storia insediativa e ambientale di Festòs, dal Neolitico al I millennio a.C. L’area ad Ovest del Palazzo è stata indagata con tre saggi, diretti rispettivamente da Pietro Militello (Saggio 1), Ilaria Caloi (Saggio 5) e Simona Todaro (Saggio 3). Il gruppo topografico, coordinato da Francesca Buscemi, ha realizzato la documentazione cartografica.

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Fig. 2 - Ortofoto con indicazione dei saggi di scavo del 2023.


Nel Saggio 1, aperto nel Vano NN, si sono messe in luce le strutture appartenenti ad uno o due vani del TM IIIC, poi riutilizzate nell’XI sec. a.C. per realizzare uno spazio aperto, o coperto in maniera effimera. Al muro N (Fig. 3) si appoggiava una batteria di installazioni, utilizzate per la cottura, che vennero riprese in più fasi. Nelle ultime, databili ormai tra la fine del IX e l’inizio del VIII sec. a.C., fu realizzata un’unica panchina lungo il muro O, e poco dopo venne realizzato un rozzo lastricato al centro del vano, con una installazione di lastre verticali, alcune di riuso, per le quali si ipotizza un carattere cultuale.

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Fig. 3 - Il Saggio 1. Il Vano NN con l’UM 103.

La fase TM IIIC/G poggia direttamente sul livello di materiale incoerente interpretato come parte della cosiddetta Grande Frana, appena intaccata dal nostro scavo. Di notevole importanza è stata la scoperta di una sepoltura ad enchytrismos databile al MM IIIB sopra di essa, con cui si collega forse il sigillo lentoide F8350 (Fig. 4).

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Fig. 4 - Il Saggio 1. Il sigillo lentoide F8350.

I saggi nell’area a NO e nel Piazzale superiore hanno portato alla luce una analoga sequenza di sovrapposizioni di muri di età storica su un pavimento con corredo TM IIIC, costruito, a sua volta, su livelli MM III di materiale incoerente. Hanno anche suggerito che il lastricato del Piazzale superiore si dati al MM III e che ad O si trovasse un’area di rispetto non costruita.


Il Saggio 3 è stato aperto ad ovest della Casa a Sud della Rampa e ha portato in luce una sequenza di strutture architettoniche costruite una sull’altra per un’altezza complessiva di 6.80 m (Fig. 5).

Fig. 5 Fes 

Fig. 5 - Il Saggio 3. Parete settentrionale del saggio con sequenza di muri costruiti uno sull’altro tra il Neolitico e l’inizio del VII secolo a.C.

Si tratta di una pratica nota a Festòs come in situ rebuilding, che trova nella sovrapposizione dei due palazzi l’esempio più emblematico e che nel Saggio 3 comincia con un edificio neolitico conservato per 1.70 m di altezza, e finisce con un muro costruito all’inizio del VII sec. a.C. al di sopra di un piccolo vano-magazzino contenente due anfore della fine dell’VIII-inizio del VII sec. a.C. (Fig. 6). 

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Fig. 6 - Il Saggio 3. Dettaglio del vano-magazzino con le anfore di fine VIII-inizi VII secolo a.C. e gli studenti dell’Università di Catania D. Muscarà e M. Prete.

Le novità più importanti riguardano il periodo neolitico che, pur con grandi difficoltà legate alla profondità e alla presenza di strutture più tarde, ha restituito un edificio articolato su due piani e/o munito di mezzanino che, sul modello delle case di Sesklo, era sorretto da partizioni interne. Distrutto da un incendio che ha preservato l’intonaco di terra e argilla, l’edificio è stato poi sigillato dalle macerie del piano superiore composto di pietre, malta di calce e mattoni crudi. Tali macerie, friabili e paragonabili a sabbia allentata, sulle creste dei muri si sono trasformate in una sostanza durissima simile al calcestruzzo che ha sigillato le rovine del Primo palazzo (Fig. 7).

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Fig. 7 - Il Saggio 3. A: Muro neolitico UM 306 conservato per 1.63 m con intonaco di argilla; B: Cresta del muro UM 310 con dettaglio del calcestruzzo che ne ha sigillato i filari superiori; C: Dettaglio di intonaco parietale trovato nei pressi del muro UM 310; D: filari superiori del muro con pietre e mattoni crudi.


Il Saggio 5 è stato aperto nei Vani MM e OO, ad Ovest della Casa a Sud della Rampa. Nel Vano OO uno strato di distruzione preliminarmente datato tra la fine dell’VIII e il VII sec. a.C. copre l’intero ambiente. Con grande sorpresa, nello strato di crollo presso l’angolo nord-orientale del vano, nascosta all’interno di un enorme pithos e al di sotto di un coperchio fittile (Fig. 8), si scopre una deposizione di bronzi che comprende le parti di una panoplia: l’umbone di uno scudo (Fig. 9), le due paragnatidi di un elmo e molti frammenti verosimilmente appartenenti ad una cintura.


Fig. 8 Fes

Fig. 8. Il Saggio 5. L’enorme pithos nell’angolo NO del Vano OO con all’interno la deposizione della panoplia nascosta da un coperchio fittile.

Fig. 9 Fes 

Fig. 9. Il Saggio 5. Il Vano OO: la deposizione della panoplia con l’umbone dello scudo in primo piano.

Ad un livello inferiore, attorno al pithos e nei pressi di un altro pithos trovato in situ più a Sud, si rinvengono una serie di aryballoi databili tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII sec. a.C., che, insieme alla deposizione della panoplia, sembrano connotare l’ambiente come un’area cultuale. La messa in luce dell’enorme soglia (lunga 160 cm) che si apre nella parete E dell’ambiente, verso il Vano MM (Fig. 10), lascia intendere l’importanza del Vano OO nel contesto festio dell’inizio dell’Età del Ferro.

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Fig. 10. Il Saggio 5. I Vani MM (primo piano) e OO (sul fondo) con la soglia monumentale nella parete E del Vano OO.


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